L’EVENTO Il nuovo allestimento proporrà la prima rappresentazione in tempi moderni della versione del 1822 Venezia. Con il quarto appuntamento della stagione lirica, da stasera (ore 19) a domenica 6 febbraio, il Gran Teatro La Fenice regala un'altra "chicca" agli appassionati dell'opera: il Maometto secondo di Gioachino Rossini nell'edizione veneziana ospitata dalla Fenice nel lontano 26 dicembre 1822 e da allora mai più rappresentata. Al 1820 risalgono sia l'opera Maometto secondo sia il modello letterario cui si rifece il librettista, Cesare della Valle: la tragedia Anna Erizo, vergata di suo stesso pugno. Quello di Maometto secondo appare un caso più unico che raro, nel quale la riduzione da una tragedia è avvenuta per opera del medesimo autore ed entro un ristrettissimo lasso temporale rispetto alla realizzazione dell'originale, destinato al teatro di prosa. Commissionata a Rossini da Domenico Barbaja, il celebre impresario alla guida del Teatro San Carlo di Napoli, cast a disposizione di Rossini per la prima (avvenuta il 3 dicembre 1820), si presentava ideale e comprendeva fra gli altri il soprano Isabella Colbran. Probabilmente furono le cospicue novità introdotte da Rossini nella composizione, tali da spingere l'invenzione musicale ben oltre ciò che per un pubblico italiano era lecito aspettarsi, a non suscitare gli entusiasmi previsti. Esemplare è la ricchezza dell'orchestrazione, nonostante la quale Rossini rinuncia alla tentazione dei grandi clangori a favore di una magistrale trasparenza dell'ordito sonoro. Ciò comporta un impiego estremamente raffinato della tavolozza timbrica, con esiti di notevole delicatezza. L'edizione veneziana, in prima rappresentazione in tempi moderni, è il frutto della revisione sulle fonti dell'epoca effettuata dal maestro Claudio Scimone cui è affidata per l'occasione la direzione dell'Orchestra e del Coro della Fenice. Sergio Segalini ha voluto aggiungere all'operazione un tocco di classe affidando la parte di Condulmero a un contraltista, Nicola Marchesini, nella migliore tradizione barocca. "Per il ritorno alla Fenice del "Maometto secondo" del 1822 - spiega il direttore artistico della Fenice - ci è sembrato doveroso offrire uno dei ruoli dell'opera a un contraltista in modo da rendere più palese il gusto del pubblico dell'epoca e di apprezzarne le finalità estetiche". "L'intenzione insomma - conclude Segalini - è quella di offrire un panorama della vocalità rossiniana in tutta la sua complessità e di ritrovare il gusto dell'opera di quel tempo". La regia, le scene e i costumi dell'opera sono di Pier Luigi Pizzi. "Tutto si svolge in una città distrutta dai bombardamenti, dove dilaga la paura e il terrore di essere invasi, dove le tensioni si accentuano, i personaggi prendono una luce particolare - racconta il regista - È una guerra di civiltà e di religione molto attuale e ho cercato di cogliere questo lato di attualità, non dimentichiamo che "Maometto secondo" nasce come opera patriottica, con una scenografia che faccia sentire questo clima di guerra e distruzione, ma anche il vagare dei personaggi in cerca di tregua e pace". Il cast vede Lorenzo Regazzo nelle vesti di Maometto secondo, Federico Lepre in quelle di Selimo, Maxim Mironov (Paolo Erizzo), Carmen Giannattasio (Anna), Anna Rita Gemmabella (Calbo), Nicola Marchesini (Condulmiero). Giuseppe Tedesco |
L’INTERVISTA "Il mio segreto? Dialogare col pubblico" "Lo scopo della musica è che dopo aver sentito un concerto l’ascoltatore si senta bene con se stesso"
Maestro Scimone , la sua vita artistica e professionale non è legata solo ai Solisti Veneti. Lei ha fatto altre ricerche, ha scoperto un Rossini inedito ne "Il Mosè in Egitto", nell'edizione napoletana di "Maometto secondo" e ora in quella veneziana che sta dirigendo proprio in questi giorni al Gran Teatro La Fenice con un buon successo di pubblico e di critica. Un 2005 iniziato sotto il segno della Fenice? "È un successo molto bello perchè dedicato proprio a Venezia visto che quest'opera è stata concepita proprio come un omaggio alla Serenissima in cui Rossini ha voluto dare il meglio di se stesso, visto che si ripresentava a Venezia dopo tanti anni e presentava per la prima volta ai veneziani sua moglie, il soprano Isabella Colbran". Qual è il senso di questa riscoperta? "Riportare alla Fenice il "Maometto secondo" veneziano era un'operazione cui agognavo da tempo e c'è voluta la sensibilità e la cultura di un direttore artistico come Sergio Segalini per condurla in porto. Io sono un grande appassionato di Rossini e dopo essere andato alla riscoperta di "Mosè in Egitto" del quale fino al 1981 non esistevano partiture, ho compiuto lo stesso sforzo con il "Maometto secondo" dell'edizione napoletana riproposto per la prima volta nel 1985 al Festival rossiniano di Pesaro. E ora ho ricomposto questa edizione veneziana in cui Rossini ha sostituito dei pezzi, aggiunto l'ouverture, cambiato addirittura il finale mettendolo in positivo: ne è uscita un'opera fatta per piacere al pubblico, visto che è un'esaltazione delle virtù veneziane, ma l'unità musicale dell'opera è salva". E personalmente, cosa significa? "Per me significa il ritorno alla Fenice come direttore d'opera dopo 24 anni avendo diretto solo nel 1981 "L'elisir d'amore" in un'edizione non molto felice a causa della regia. Un ritorno straordinario e poi mi ha molto commosso ed entusiasmato il fatto che si tratta della terza opera che il teatro ospita dopo la sua ricostruzione". Maestro Scimone, oltre che essere stato ambasciatore della musica spesso veneziana e veneta, lei è anche uno studioso con una continua opera di ricerca e di catalogazione. "L'opera di studio e di ricerca ha due aspetti: uno è la fase di ricerca testuale con cui abbiamo portato alla luce una quantità grandissima di inediti dei quali quello che ha avuto il successo più clamoroso è stata l'opera "L'Orlando furioso" data al Teatro Filarmonico di Roma nell'anno delle celebrazioni vivaldiane del 1978. Ma posso ricordare anche altre opere di compositori veneti e italiani, come "La serenata" di Tommaso Albinoni o "La caduta di Adamo" di Galuppi. Oltre a tutto, con i Solisti veneti abbiamo dato un contributo fondamentale alla conoscenza dell'opera di Giuseppe Tartini, il maestro delle Nazioni, di cui abbiamo pubblicato fino adesso 120 opere, concerti e sonate che abbiamo eseguito in tutto il mondo. E in questo momento stiamo pubblicando, proprio con il sostegno della Regione Veneto, una serie di cataloghi tematici dei grandi compositori veneti perchè, sembra impossibile, ma se qualche anno fa qualcuno avesse voluto sapere esattamente cosa aveva scritto Albinoni o Galuppi non lo poteva sapere". E l'altro aspetto della ricerca qual è? "Questa è la ricerca testuale, poi naturalmente c'è la ricerca storica del compositore, in quanto compositore vivo perchè noi non vogliamo suonare gli scheletri dei compositori: il nostro scopo è sempre stato quello di suonare la musica dei compositori come se fossero vivi adesso e scrivessero per noi quello che c'è di più attuale nel loro messaggio. E da questo punto di vista è curioso come il massimo della filologia consista anche nel massimo della popolarità, perchè questi compositori erano spesso anche dei grandissimi strumentisti che miravano ad affascinare il pubblico con i loro virtuosismi, avevano una frequentazione quotidiana con il pubblico e si distinguevano per il grandissimo successo delle loro esecuzioni, per la loro grandissima comunicativa. Quindi la ricerca vera del loro carattere coincide con il massimo della popolarità, della comunicativa. In questa ricerca la cosa più importante è cogliere questo momento di vita travolgente delle loro musiche". Il futuro cosa riserverà al maestro Scimone ? Gli artisti non si fermano mai, quali progetti ha in cantiere? "Adesso stiamo lavorando su un pezzo straordinario di Antonio Salieri, "Il giudizio universale", che probabilmente eseguiremo per l'inaugurazione del Veneto Festival e su degli inediti di musica sacra di Boccherini". |
5 questions â Lorenzo Regazzo Que représente ce rôle de Maometto Secondo [à l'affiche de La Fenice] dans votre parcours de chanteur? Beaucoup de choses... C'est une étape importante, à la fois un point de départ et un point d'arrivée, parce que après de nombreux rôles de caractère ou de demi-caractère, c'est mon premier rôle tragique. C'est une référence et une source d'études : du point de vue vocal, il représente une somme du vocabulaire rossinien, avec l'agilité, il canto di forza et il canto declamato portés à leur niveau le plus haut. Aucun autre rôle serio ne condense autant de difficultés ; Assur, par exemple, écrit pour le même chanteur, la basse Galli, offre des plages de détente, alors que pour Maometto, la tension est permanente.C'est donc un défi pour l'interprète qui doit s'efforcer d'atteindre à un contrôle constant de la technique et à une concentration maximale. Pour une basse chantante comme moi, qui vient de Haendel, de Vivaldi et autres Rossini, c'est un moyen de faire le bilan sur sa vocalité. Plus que dans les autres opéras de Rossini on voit comment ce compositeur dérive du baroque, comment il en est la dernière expression. Quels rôles aimeriez-vous interpréter? Actuellement, je suis recherché comme interprète mozartien et rossinien, outre mes incursions dans le répertoire baroque, particulièrement lorsque je suis réclamé par des chefs comme René Jacobs, Emmanuelle Haïm ou Jean-Christophe Spinozi. Certaines propositions me sont adressées, relatives au répertoire pré-romantique, donizettien et bellinien. J'y réfléchis. Pour l'heure, je ne prendrai pas en considération les propositions relatives à Verdi. Plus tard, en fonction de l'évolution de ma voix, ce pourrait être différent. De toute façon, et quelle que soit cette évolution, je crois que je m'intéresserai toujours aux rôles qui ont une substance théâtrale. S'ils conviennent à ma voix, peu importe l'époque, y compris contemporaine. En fait, je ne peux pas dissocier le chant du théâtre. Comment abordez-vous un nouveau rôle? Pour un rôle du répertoire, il est difficile de faire abstraction des grandes interprétations du passé, dont par bonheur nous avons conservé la trace. Mais je ne suis pas à la recherche de modèles, je m'efforce seulement de trouver la vérité d'un personnage, je veux dire de ne pas ramener le personnage à ma propre personnalité. Je veux qu'à travers la fiction du théâtre et l'artifice du chant le public puisse reconnaître et sentir une réalité - qui n'a rien à voir avec le réalisme -, une réalité humaine qui le concerne. C'est pour moi un grand défi de donner vie à l'opera seria de Rossini, de parvenir, par le chant et le jeu, à construire un personnage qui ait la complexité de la vie, qui échappe au monolithisme qui caractérise souvent les personnages dans les livrets anciens. Quels sont vos prochains engagements? Beaucoup de Rossini et Mozart. En mars prochain je participe à la première mondiale d'un compositeur espagnol, Carnicer, qui était contemporain de Rossini, un rôle de basse colorature. Je reprendrai l'Alidoro de Cenerentola au festival Mozart de La Coruna et à La Scala en juin et juillet. En août, je serai à Pesaro pour La Gazzetta. Puis Leporello au Teatro Real de Madrid, et deux nouvelles productions de Mozart, Le Nozze à Bastille et Don Giovanni au Théâtre des Champs ElyséesAvez-vous des projets discographiques? Oui, dont certains très importants, en particulier un récital soliste, mais je suis assez superstitieux, aussi je n'en dirai pas plus. Propos recueillis à Venise le 29 janvier |