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ANSA Claudio Abbado 'debutta' nel Flauto Magico a Reggio Emilia Si annuncia come uno degli avvenimenti piu' importanti della stagione lirica europea l' allestimento del Flauto Magico che andra' in scena il 20 aprile (replica il 22) in prima assoluta al Teatro Valli di Reggio Emilia (ore 19) con la direzione di Claudio Abbado. © Copyright ANSA | |
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Debutto a Reggio Emilia con l' opera mozartiana Gli incantesimi di Mozart racchiusi in una scatola nera. Che dentro ne nasconde un' altra e un' altra ancora... Scatole delle meraviglie, dove tutto appare e scompare in un battito, dove le tenebre si fanno luce, il legno diventa oro, le illusioni si rivelano più vere della realtà. Un mondo di mutazioni e di trasformazioni, dove tutto si muove di continuo e quel che si manifesta non è mai solo quel che appare. La chiave del Flauto magico di Mozart sta lì, in quel divenire alchemico, nelle continue metamorfosi della natura e degli uomini, nell' altalena giocosa di Bene e Male, di vita e di morte. E in questa chiave Claudio Abbado e Daniele Abbado stanno lavorando all' opera che il 20 aprile debutterà al Teatro Valli di Reggio Emilia ( a Ferrara il 26 e 28). Claudio Abbado sul podio della Mahler Chamber Orchestra, Daniele alla regia, affiancato dallo scenografo Graziano Gregori e dalla costumista Carla Teti. Un evento di musica e di teatro che vede riuniti per la prima volta Abbado padre e figlio: il grande direttore settantenne e il talentoso regista quarantenne. Un incontro promesso, atteso da entrambi, che ora, complice uno dei titoli più straordinari e misteriosi di Mozart, finalmente si realizza. " A dire il vero occasioni di incontro professionale ci sono già state ricorda Daniele, dal 2002 direttore dei Teatri di Reggio Emilia . Per Claudio ho realizzato alcuni video, quello dell' Alexander Nevskij , quello de La casa dei suoni , il documentario per i suoi 70 anni. Questo però è il primo spettacolo vero e proprio che ci vede insieme " . Con loro un interessante cast di cantanti giovani ma già affermati, duttili per un teatro musicale che prevede continui cambi di scena. E per uno spettacolo che deve far arrivare al pubblico tanti significati, palesi e segreti. " Fin dall' inizio abbiamo deciso di non enfatizzare la parte simbolica così presente sotto l' involucro da favola del Flauto spiega il regista . Leggerezza e semplicità sono state le parole chiave della nostra ricerca, di Claudio e mia " . Strada non facile per una storia così piena di contraddizioni, così dentro in quella cultura esoterico massonica tanto vicina, ai tempi di Mozart, alle istanze illuministiche e agli ideali umanistici più avanzati. Una società guidata dalla bellezza e dalla saggezza, libera dalle barriere di classe, aperta a una tolleranza unificante le tre grandi religioni monoteistiche. E all' utopia della musica, arte dai poteri salvifici. In senso lato ma anche stretto. Dopo aver superato una grave malattia, Claudio Abbado ha più volte pubblicamente dichiarato: " A salvarmi è stata la musica " . Non era un modo di dire. Mozart quei poteri ha voluto sottolinearli nel suo Flauto che, oltre 200 anni dopo, non cessa di sorprenderci. " Un manifesto iniziatico con forti valenze politiche " , sostiene Lidia Bramani nel saggio del programma di sala che prelude al libro " Mozart massone e rivoluzionario " ( in uscita a giugno per i tipi di Bruno Mondadori). " Il Flauto aggiunge ancora Daniele Abbado è forse l' unica vera opera filosofica della storia della musica. Dentro vi si ritrovano e si condensano echi degli autori più grandi, da Moliére a Shakespeare " . Gli inganni incantati del Sogno di una notte di mezza estate , e forse ancor più la struttura narrativa, la natura in primo piano, i personaggi così analoghi alla Tempesta ( Prospero Sarastro, Calibano Monostato, Miranda Pamina) ne sono la prova evidente. E Goethe ne fu talmente ammaliato che anni dopo scrisse una seconda parte del Flauto . Purtroppo mai musicata. Mozart se n' era già andato con il suo capolavoro, composto proprio nello stesso anno della sua morte, il 1791. Giuseppina Manin | |
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Il flauto magico a Reggio EmiliaParlano i protagonisti dello spettacolo di Giulia Bassi
A poche ore dalla prima molto attesa de ‘Il flauto magico’ di Mozart un commento con il regista Daniele Abbado è d’obbligo, se non altro per sentirlo commentare di nuovo un capolavoro le cui caratteristiche lo hanno toccato davvero nel più profondo. Questa forte passione per i misteri irrisolti e le magie di cui quest’opera è ricchissima, l’ha comunicata più volte in tante occasioni, da ultimo nei diversi incontri con gli studenti universitari. Daniele Abbado come hai lavorato per questo spettacolo al teatro Valli? In questi due anni assieme a Claudio Abbado, Graziano Gregori per le scenografie, Carla Teti per i costumi e Guido Levi per le luci, abbiamo innanzitutto cercato la semplicità, evitando il grande rischio di monumentalizzare Mozart e di enfatizzare il mondo simbolico. In fondo, la massoneria di Mozart era diversa da quella che possiamo immaginare, era un mondo culturale ricco, un pensiero religioso di totale tolleranza. Abbiamo pensato a uno spettacolo di macchinismo teatrale, dove si parte da una grande scatola nera all’interno della quale coesistono e si muovono i tanti elementi in contraddizione che caratterizzano il Flauto magico: buio/tenebre, bene/male Che cosa ti affascina di più in quest’opera e che cosa affascinerà il pubblico ? Il Flauto magico è un’opera dove regna il non luogo, è uno spazio dell’immaginario e – come ci dice Stendhal – dove la difficoltà maggiore sta nel capire il racconto filosofico che c’è alla base e comunicarlo al pubblico. Anche per questo non è un testo del passato, ma un testo da capire, un testo del futuro: lo sforzo consiste nel fare avvicinare il pubblico a questo mondo ricco di sorprese e di contraddizioni. Da qui il senso del magico In questo Flauto coesistono più mondi e tutto si muove: il mondo della Regina della Notte è un mondo a sé, quello di Sarastro è semplicissimo, con un tappeto di legno inclinato, quello di Monostato è una tigre, i tre genii sono i veri deus ex machina, che si muovono su di un ponte e intervengono nell’azione. E Papageno? Papageno rappresenta quel mondo semplice, con grande capacità di comunicare, che si può anche le nel cinema del 900, per capirci, da Chaplin a Pasolini. La principale difficoltà per la messa in scena di un’opera che è anche parlata? E’ possibile cercare di fare del teatro moderno con il Flauto Magico, stando attenti a non commettere forzature. Una delle difficoltà è quella di collegare bene la buca dell’orchestra con il palcoscenico. E’ questo quello che abbiamo cercato di fare. L'eccezionalità di questo evento è la presenza di Claudio Abbado sul podio e di Daniele Abbado alla regia, il Flauto abbadiano insomma… Quando sono diventato direttore artistico de I Teatri ho pensato di invitare i migliori artisti a Reggio: da Daniele Gatti a Maurizio Pollini a Claudio Abbado. A Claudio Abbado ho proposto di scegliere tra Fidelio, Sogno di una notte di mezza estate, con altri registi, e Flauto Magico. La scelta è caduta sul Flauto perché ci sembrava fosse arrivato il momento di lavorare assieme a un’opera. E non farlo sarebbe stato un condizionamento al contrario. Come è stato lavorare con Claudio Abbado e, in generale con questo gruppo di lavoro? Abbiamo fatto due anni di audizioni per scegliere un cast giovane ma preparatissimo. Credo che sia uscito un buon lavoro perché ho sempre saputo che più bravo è il direttore e meglio si lavora. Parola allo scenografo Graziano Gregori Per le sue fantasiose e nello stesso tempo inquietanti immagini, lo scenografo Graziano Gregori, era stato molto apprezzato in "L’enfant e les sortileges" di Ravel al quale ha collaborato insieme al regista Daniele Abbado al teatro delle Muse di Ancona. Ora la coppia si è di nuovo ricostituita per ‘Il flauto magico’ di Mozart per il quale Gregori ha inventato una superba macchina teatrale. "Sono 35 i cambi scenici che ho realizzato –spiega Gregori- è inutile sottolineare la difficoltà di gestione di un congegno di continui movimenti e cambiamenti che sul palcoscenico devono sembrare naturali, esattamente come la musica che sgorga e fluisce con leggerezza. La scatola nera, in cui è stato trasformato il palcoscenico teatrale, è il possibile mondo delle apparizioni, come la notte buia dalla quale prendono corpo le favole e qui si formano ed escono i personaggi e gli animali, si aprono delle botole in ogni punto. Qui con grande semplicità di tratto io e Daniele abbiamo pensato a fare teatro in senso pieno e assoluto senza nulla di illustrativo" Secondo lo scenografo marchigiano che per lo più lavora nel teatro di prosa, è necessario ‘raccontare’ senza orpelli per far sì che musica e testo si compenetrino. "Di grande valore artistico è stato per me poter lavorare a questa produzione accanto Claudio Abbado – puntualizza Gregori – che prima conoscevo soltanto come mito. E’ una persona molto dolce che ha avuto fiducia nel nostro progetto e già dai primissimi incontri, diversi mesi fa, sentiva che eravamo nella strada giusta. Nel corso delle prove ha arricchito con i suoi pensieri il nostro lavoro per fare incontrare con maggiore profondità la musica e le parole". Intervista a Nicola Ulivieri, Papageno "Chi sei ?" -dice Tamino a Papageno- "Bella domanda…" - gli risponde Papageno, l’uccellatore. Egli non sa niente di sé, si comporta come un naïf vero, senza trucchi. Tutti i personaggi de ‘Il flauto magico’, pur ruotando l’uno attorno all’altro, ruotano tutti intorno a lui alias Emanuel Schikaneder –ovvero l’autore del libretto dell’opera e primo interprete di Papageno- e naturalmente a Mozart che li ha incarnati con la musica. L’umano senza pretese, l’unica è quella di trovare la sua Papagena, si trova al centro di un’azione che porta al divino. Per questa edizione dell’opera, interprete di Papageno è Nicola Ulivieri (presente alla prima e dopo sostituito con Markus Werba): non a caso egli è l’unico italiano di una agguerrita compagnia di cantanti rigorosamente tedeschi. Brillante, spiritoso, è stato irresistibile interprete l’anno scorso di Guglielmo in ‘Così fan tutte’. Nicola Ulivieri-Papageno dunque, una coppia perfetta Caratterialmente Papageno non può essere che italiano, prerogativa che traspare anche dall’impostazione regista di Daniele Abbado. Ha il temperamento latino, quello che mi sento addosso sia dal punto di vista fisico che vocale. E per la lingua ha avuto qualche problema? All’inizio parecchi, davvero. Ma devo ringraziare tutti, in particolare Dinah Helal che ha lavorato con me tutti i giorni per tante ore, frase per frase, sulla pronuncia e adesso sono soddisfatto, perché ho fatto grandi progressi. Qualche tempo fa non pensavo proprio di poter essere il primo italiano della storia a cantare Papageno a Baden Baden. Come è avvenuta la sua scelta? Quando Claudio Abbado seppe che l’avevo già fatto una volta, mi chiese se mi rendevo disponibile per questa produzione. Ne sono stato subito lusingato, che abbia accettato questo ‘esperimento’ di avere un italiano in mezzo a tutti questi tedeschi, più volte interpreti de il Flauto. A Claudio Abbado quindi deve la sua presenza in questa produzione Abbado l’ho notato ancora, riesce a vedere le tue possibilità ancora meglio di te. Per essere sincero, i primi giorni di prove qui a Reggio mi sentivo fuori luogo, e mi sono detto: che cosa ci faccio qui? Adesso devo dire che aveva ragione. Mi ha dato un’opportunità incredibile. Potrò dire di essere stato il suo primo Papageno, visto che anche lo debutta: è straordinario per me. Come è musicalmente questo Flauto? E’ assolutamente magico. Lui già faceva cantare le consonanti con l’italiano, ma con il tedesco non ne parliamo. La principale caratteristica della sue interpretazione di questa partitura è la leggerezza e il brio. Vederlo lavorare con il figlio Daniele poi è dolcissimo per me, si aiutano dando davvero il massimo di loro stessi. Una bacchetta eccezionale, dunque la sua Con lui anche questa volta si viaggia in un'altra dimensione. Le voci vengono inserite come se fossero degli strumenti. Per lo più ci fa cantare piano ‘in punta di piedi’ e quello che ne risulta è di straordinaria brillantezza. Abbado rivela tutto quello che è racchiuso in questo capolavoro e il pubblico che ascolta si deve gustare un’operazione di ensemble che va al di là del canto stesso. | |
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Reggio Emilia: Flauto Magico da applausi
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